Senza vivere senza – tostacarusa

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Appunti per un terzo paesaggio 2024

SENZA VIVERE SENZA – IL RACCONTO DELLA MORTELLA

un progetto di tostacarusa
commissionato da GEA Green Economy and Agriculture Centro per la Ricerca
lettura scenica per un’attrice e un giardino

con Aura Ghezzi
drammaturgia e regia Tolja Djokovic
produzione tostacarusa con il sostegno di E production e Z.I.A. Zona Indipendente artistica
durata 30′.

Giardino di Villa Spreti

Via Dismano, 749/747, 48125 Ravenna RA

Domenica 1 settembre 2024, dalle 17,30 alle 20,00.

Evento gratuito a numero chiuso.

Prenotazione  con conferma obbligatoria al 3391583071 entro le 12,00 del 1 settembre 2024.

In caso di maltempo l’incontro avrà luogo ad Artificerie Almagià, Via dell’Almagià 3, Ravenna alle ore 20,30.

 

Senza vivere senza è una lettura scenica della Fiaba della Mortella, nome popolare del

mirto o del bosso. Il racconto è una riscrittura originale di una fiaba dalla tradizione

variegata. Così la carnalità della storia ne Lu cunto de li cunti di Basile e la fantasia
romantica di Brentano, poeta tedesco, ispirano una drammaturgia sottile, rarefatta, mistica
e sensuale, che si apre a giochi della tradizione popolare, a canzoni e a figure del
contemporaneo.
Il tema: un uomo e una donna non riescono ad avere figli, ma un giorno la donna si sveglia e
sul cuscino trova un piccolo germoglio di mirto. Da lì si squaderna la vicenda di questa
piantina, amata come una figlia dai due genitori, poi venerata e chiesta in moglie da un
principe, poi fatta a pezzi per gelosia da un gruppo di dame.
Nella pianta o con la pianta vive una fata per Basile, una ragazza per Brentano.
È l’amore umano che riceve la pianta a portare alla luce la donna, o è la pianta che, amata
e nutrita, regala agli esseri umani un sogno (ai genitori una figlia, al principe una
compagna), in un viaggio in cui vegetale e umano si incontrano e l’arbusto si fa riparo del
corpo e corpo stesso?
Una giovane donna, come una cantante sul palco, intona il racconto. Cosa sarà della
mortella dopo che le donne di corte l’hanno smembrata?

La sua rinascita mette in chiaro che nella pianta c’è una forza non esposta, quasi nascosta
dietro la sua vulnerabilità apparente che ci spinge a ridefinire i nostri concetti di forza e di
fragilità.
Mettendo in scena la comparsa magica e la rinascita della pianta, la fiaba racconta anche
il mistero della passione potente che muove le persone verso la natura. I vasai sono tristi
perché non hanno figli, e una magia permette loro di ampliare la famiglia con un arbusto
giovane, che essi amano proprio come fosse sangue del loro sangue. Eppure è un’altra
specie, appartiene proprio a un altro regno. Da cosa sono attratti i vasai e il principe? Cosa
vedono nell’arbusto, di che cosa si innamorano? Di una generica consonanza tra esseri
viventi? Della bellezza della foglia, del colore, del turgore della pianta? Ci interessa
indagare questa seduzione senza dover rispondere alle domande che ci fa la storia, l’unica
cosa che possiamo dire, alla fine, è che né loro, né noi, possiamo vivere senza.
Senza vivere senza è inserito nel percorso Con la lingua sulla lama, che nasce dall’incontro
con il patrimonio folklorico delle fiabe europee e che terrà impegnate le artiste tra il 2023 e
il 2024.
Nel biennio è in programmazione una costellazione di progetti che adottano differenti
formati per approfondire specifici interrogativi sul tema della fiaba come genere e come
modello performativo e portare avanti un’indagine sul rapporto del mondo contemporaneo
con la pratica del racconto.

Debutto: 19 maggio 2023 GEA Green Economy and Agricolture, PistoiaA